La storia si scrive a capitoli ma noi, che troppo spesso siamo abituati a rifugiarci nel “beh, siamo piccoli” credevamo che ce ne fosse uno unico e ci eravamo già accontentati quando giovedì l’aveva firmato Alessandra Perilli. Chi sapeva che di pagine bianche da scrivere ce n’erano altre invece è proprio lei, lei che dietro la mascherina d’ordinanza se la ride da due giorni e senza ammetterlo mai era lì pronta a dimostrarci ancora tutto il suo valore. Come se ce ne fosse bisogno. E forse lo sapeva anche Gian Marco ma a lui, prima volta ai Giochi, suona tutto un po’ più difficile e quando le cose stanno così puoi solo chiuderti nelle tue cuffie e sparare come sai fare. E si vedrà.

All’Asaka Shooting Range il cielo è biancazzurro dalle prime ore del mattino e non è una metafora perché su uno sfondo apparentemente limpido ci sono anche parecchie nuvole. Quando la nostra coppia di cecchini sale in pedana molti big hanno già sparato e ad andare veramente bene sono in pochi. La prima serie è stratosferica, percorso netto per entrambi i tiratori, 50/50 da paura. La seconda serie è solo un pochino meno buona ma il 49/50 che fa 99/100, vale un provvisorio secondo posto. La terza serie è una escalation di emozioni, gli avversari sbagliano, i conti matematici sotto pressione vengono male anche al Presidente Giardi che pure ha lavorato in banca per anni, “siamo dentro? Quanto manca?” a due piattelli dalla fine saranno sorrisi e abbracci anticipati: Berti e Perilli sono in finale per l’oro. Che mal che vada sarà argento. Dall’altra parte la Spagna, con Fatima Galvez e Alberto Fernandez. Vecchie conoscenze, come una vecchia conoscenza è quel Marcello Dradi che li allena.

14.05, mentre sul Titano si formano i primi capannetti di tifosi pronti a far colazione con il moscato, i due “mostri” si appoggiano al calcio del loro fucile e iniziano a sparare per la gloria. Gli spagnoli partono malissimo, dopo 20 piattelli siamo sopra noi, dopo 40 guidano loro di una lunghezza.

Gli ultimi 10 colpi sono da infarto, Alessandra viaggia spedita come un razzo e lo stesso fa Fernandez, Gian Marco infila un errore di troppo ma quando tutto sembra perduto la Galvez gli concede l’errore che può valere il pari e lo shoot off. Luca Di Mari dalla sedia dei tecnici si gioca il tutto per tutto, chiama un time out, riorganizza le idee ai suoi. Purtroppo non basterà perché l’errore di Berti farà esultare gli iberici. Poco male, mai una sconfitta era così bella.

Ed è festa. Ancora una volta.